Moda

Harry Styles tra Gucci e gli stereotipi di genere.

Harry Styles è il nuovo protagonista dell'episodio della mini serie del Guccifest di Alessandro Michele.

Harry Styles: ospite al Guccifest!


The Little Vain

Il noto cantante britannico Harry Styles ha preso parte al terzo episodio del Guccifest, e grazie ad una chiacchierata con il famigerato critico d’arte Achille Bonito Oliva si è lasciato trasportare in una conversazione piacevole e profonda.

La trama dell’episodio:

La giornata di Silvia, che vediamo recarsi all’ufficio postale per spedire una cartolina, continua a rivelare sviluppi inaspettati. Mentre ascolta involontariamente le conversazioni delle persone in fila, insolitamente tutte ben vestite, il suo sguardo cade su un signore elegante (il celebre critico d’arte italiano Achille Bonito Oliva), impegnato in una curiosa telefonata con un altro personaggio (il cantante Harry Styles). Il volantino enigmatico fa di nuovo capolino, questa volta sotto forma di francobollo. “At The Post Office” è diretto da Gus Van Sant e dal Direttore Creativo di Gucci Alessandro Michele.

(Credit: Gucci / YouTube)

La telefonata tra il cantante di Golden e Achille esordisce in modo del tutto naturale e colloquiale, proprio come se si trattasse di una telefonata tra amici di lunga data che non si vedevano da un po’ di tempo.

I temi affrontati

I due protagonisti parlano di conflitti, di differenze o meglio di “gioiose differenze“, come le ha definite il critico Oliva, percepibili in vari ambiti della cultura, come l’arte, il cinema, il teatro, la moda e la musica, ossia “in tutti gli ambiti dove l’atto creativo diventa centrale“.

Harry, in conformità con quanto detto da Achille, ha continuato il suo discorso affermando che quando si crea arte e si lavora a stretto contatto con essa si cerca sempre di mostrare o di far ascoltare -come nel suo caso- qualcosa che si è sempre voluto vedere o sentire. In altre parole l’arte deve esprimere qualcosa di nuovo, qualcosa che non sia mai esistito in precedenza, di inedito.

Il cantante ha definito “disagio” il desiderio di raggiungere dopo una lunga ricerca l’oggetto tanto bramato, senza riuscire a rapportarsi con esso: « Non sai se ami o odi ciò, perché ancora non sai cosa sia. Io penso che sia il posto più eccitante in cui lavorare (a contatto con il mondo artistico e creativo). Penso che tu attinga a cose che hai vissuto in passato, perché è il tuo unico punto di riferimento ».

Achille, dal canto suo, scelse di concludere la telefonata con le seguenti parole: « La moda veste l’umanità, l’arte la mette a nudo e la musica è il massaggio del muscolo antropizzato della sensibilità collettiva ».

Gli abiti indossati dal cantante (ampiamente criticati) sono firmati rigorosamente Gucci. La maglietta rosa con scritto “1921” è un chiaro riferimento alla nascita del brand stesso. Gucci è stato fondato a Firenze da Guccio Gucci nel 1921.

La maglietta rosa 1921 di Gucci indossata da Harry Styles nell'episodio della mini serie Guccifest.
Credit: alessandro_michele / Instagram

Harry Styles: il primo uomo a posare per Vogue Magazine

Solo poche settimane fa, Harry, aveva posato in copertina per Vogue Magazine indossando un abito femminile, finendo per attirare l’attenzione mediatica mondiale e bersaglio della critica collettiva. È stata definita una mossa “poco virile” dalla massa.

Harry Styles è il primo uomo a posare da solo per la copertina di Vogue Magazine.
Credit: voguemagazine / Instagram

Il primo uomo a posare (da solo) per la copertina di Vogue Magazine

Harry, in un’intervista rilasciata nello stesso magazine disse: « A volte vado nei negozi e mi ritrovo a guardare i vestiti delle donne pensando che siano fantastici. È come qualsiasi cosa: ogni volta che metti delle barriere nella tua vita, ti stai limitando. C’è così tanta gioia nel giocare con i vestiti. Non ho mai pensato troppo a cosa significhi: è solo un altro modo di essere creativi. Le star che ammiravo nella musica – Prince, David Bowie, Elvis, Freddie Mercury ed Elton John – sono degli showmen. Da bambino ero strabiliato quando vedevo i loro spettacoli. Per questo anch’io adesso scelgo costumi sgargianti e non mi sento pazzo. Penso che se vesti qualcosa che ti fa sentire fantastico, è come se fossi vestito da supereroe ».

L’abito in questione è firmato Gucci ed è stato definito dallo stilista Alessandro Michele come “uno dei suoi abiti migliori” firmati dal brand che dirige dal 2015.

Harry Styles in Gucci per Vogue Magazine.
Credit: alessandro_michele / Instagram

« Quando uno dei tuoi migliori abiti del tuo show finisce su uno dei tuoi migliori amici » questa è la didascalia scelta da Alessandro per accompagnare questo suo post.

Lo stilista attraverso le sue muse ispiratrici, tra cui lo stesso Harry Styles, lotta con le diversità di genere da tantissimi anni. Le sue sfilate sono molto spesso al centro dell’attenzione proprio per questo suo estro di omaggiare la diversità, con l’intento di normalizzarla.

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