Sfilate

Schiaparelli e Dante, Dior e Iris van Herpen.

La settimana dell'haute couture 23 di Schiaparelli con l'Infermo di Dante, di Dior e Iris van Herpen con la solidarietà alle donne iraniane.

Torna la settimana dell’haute couture a Parigi: Schiaparelli omaggia l’Inferno di Dante in passerella, Dior le donne afroamericane e Iris van Herpen quelle iraniane!


The Little Vain

Il primo giorno dell’haute couture parigina 23 è sempre un’emozione, che nasce dalla narrazione artistica di una storia parafrasata dai direttori creativi delle rispettive case di moda – in questo caso: Daniel Roseberry per Schiaparelli, Maria Grazia Chiuri per Dior e Iris van Herpen per il suo omonimo marchio. Tre persone che mostrano tre modi diversi per raccontare una medesima storia, quella singolare che caratterizza il rapporto tra una donna e il proprio corpo. In poche possono permettersi un vestito haute couture e provare la sensazione di indossare un vestito unico nel suo genere, tale da riuscire a abbracciare le forme e le curve del corpo, ma in molte possono sognarlo. L’haute couture è anche questo: un sogno proibito, che con la sua bellezza e la sua arte riesce a dare vita alle fantasie delle menti modaiole che sanno dare un senso profondo alla connessione tra abiti e corpo.

Schiaparelli e l’Inferno di Dante

Daniel Roseberry idea per Schiaparelli una donna che viene protetta dagli animali ricamati sui vestiti che indossa. In passerella ci sono tre top model che sfilano con questi vestiti –Shalom Harlow con il leopardo, Irina Shayk con il leone e Naomi Campbell con il lupo – provenienti direttamente dall’Inferno di Dante. Il direttore creativo commenta la sua scelta – ampiamente criticata- affermando che: «I tre animali scolpiti e ricamati a mano celebrano la gloria della natura e fanno la guardia alla donna che le indossa». Il messaggio potrebbe essere interpretato in un altro modo: la donna che non ha bisogno di protezione e che si trasforma in un felino pronto ad autodifendersi. Bellissimi entrambi. E critiche ambientalistiche a parte, il lavoro merita il suo rispetto.

Schiaparelli e l'Inferno di Dante.

Dior e le donne afroamericane

Maria Grazia Chiuri e il suo universo femminista si imbattono nella scenografia dell’artista Mickalene Thomas per la realizzazione della collezione haute couture primavera-estate 23 di Dior. Una collaborazione definita da Thomas come «l’epitome di un nuovo pantheon di straordinarie figure femminili, di colore e di etnie miste». La direttrice creativa di Dior elogia tredici donne che hanno fatto la differenza nella lotta contro le barriere razziali, ideando abiti morbidi e fluidi che accompagnano i loro movimenti.

Tutte le donne di Maria Grazia Chiuri

Le donne a cui si riferisce Chiuri sono donne di colore – note al grande pubblico- che si sono distinte nel loro lavoro e nell’attivismo. È impossibili non cogliere il riferimento alla danzatrice Joséphine Barker (1906-1975), alle attrici Diahann Carroll (1935-2019) -prima donna afroamericana a vincere un Tony Award come Migliore Attrice (1962)-,Marpessa Dawn (1934-2008) – vincitrice della Palma d’oro al Festival di Cannes (1959) e del Premio Oscar come Miglior film straniero (1960)-, Lena Horne (1917-2010) -prima diva di colore a firmare un contratto a Hollywood-, Josephine Premice (1926-2001) -prima candidata al Tony Award come Miglior attrice non protagonista- e Dorothy Dandridge (1922-1965) –prima donna afroamericana a essere nominata all’Oscar come Migliore Attrice protagonista (1954), alla cantante Eartha Kitt (1927-2008), alla cantante e musicista Hazel Scott (1920-1981), a Donyale Luna (1945-1979) -prima supermodella di colore e la prima modella afroamericana a posare in copertina di Harper’s Bazaar (1965) e di British Vogue (1966)-, a Ophelia DeVore (1922-2014) -una delle prime modelle afroamericane- a Naomi Sims (1948-2009) -prima donna afroamericana sulla copertina di Fashion of the Times, supplemento di The New York Times-, alla modella Helen Williams (1937-), e alla super Nina Simone (1933-2003).

Maria Grazia Chiuri dona all’haute couture vestiti singolari ma da sfruttare in ogni occasione, lasciando liberi i corpi delle donne che li indossano – proprio come le tredici donne di colore a cui si ispira l’intera collezione di Dior. E come ricorda il titolo del libro della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie e testimonial di Dior: Dovremmo essere tutti femministi.

Dior e il tributo a 13 donne afroamericane attiviste.

Iris van Herpen e le donne iraniane

Iris van Herpen, stilista olandese e creatrice dell’omonimo marchio, e l’artista francese Julie Gautier realizzano un film della durata di poco più di quattro minuti ispirato al coraggio delle donne e con lo scopo di esplorare l’idea della femminilità e della bellezza femminile come forma di controllo. Il film atteso è ispirato dal coraggio e dalla perseveranza femminili. Come detto da Iris van Herpen: «La narrazione sensuale è una composizione energica che trasmette il potere del corpo femminile e la sua capacità di appropriarsi della sua bellezza per sfidare lo status quo».

La stilista parla di un’iniziale fusione di tre donne in un dipinto di pelle, che definisce «trame di crescita e decadimento». Il tutto trova il suo significato ultimo, in quanto secondo le parole di quest’ultima: «Il cuore rosso di questo oceano femminile scende da solo nelle profondità profonde della propria coscienza dove danza un viaggio di isolamento e oppressione muovendosi verso la resilienza e l’invincibilità».

Il film intitolato ‘Cate Blanche’ afferma la stilista: «è un’ode alla resistenza e alla forza delle donne iraniane e alla forza delle donne di tutto il mondo. Il film ritrae il coraggio femminile ed è una testimonianza di come le donne possono usare la loro fisicità e forza per resistere all’oppressione, lottare per i propri diritti e incoraggiare gli altri a perseverare nei loro viaggi individuali». Un messaggio bellissimo e estremamente potente che merita di essere visto. Bastano poco più di quattro minuti per aprire le menti.

Iris van Herpen la collezione di solidarietà per le donne iraniane.

Evviva le donne di Daniel Roseberry, Maria Grazia Chiuri e Iris van Herpen. L’haute couture è arte e deve essere libera di esistere nelle sue provocazioni, nei suoi eccessi e nella sua grande bellezza.

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