Moda

Guerra in Ucraina: la reazione delle case di moda.

Come ha reagito la moda alla guerra in Ucraina?

Ucraina: il sostegno e gli aiuti da parte della moda.


The Little Vain

La guerra in Ucraina ha destabilizzato quella che sembrava essere diventata la nuova quotidianità, mettendola in crisi e sospesa nel vuoto. Solo un paio di giorni fa la settima della moda delle collezioni autunno inverno 22-23 – prima di Milano e poi di Parigi – ha iniziato a sentire la crescente tensione mondiale nata da tale situazione, perché non si può – e soprattutto non si deve – restare indifferenti. La coscienza è l’unica certezza che non ha perso il suo valore, e chi ne ha e più ne metta! Ciò si configura con uno dei tanti obiettivi della moda: ascoltare, capire, interpretare e dare una risposta alle esigenze delle società.

La moda entra in stretto contatto con il quotidiano più di quanto non lo si creda, proprio come affermava Coco Chanel che: « La moda non è un qualcosa che esiste solo sotto forma di abiti. La moda è nel cielo, nelle strade, la moda ha a che fare con le idee, il modo in cui viviamo, ciò che accade ». Come si fa a vedere, a curiosare la moda e la sua creatività in mondo che giorno per giorno perde tutta la sua bellezza? Elsa Schiaparelli usava altre parole per designare il rapporto tra realtà e moda: « In tempi duri, la moda è sempre oltraggiosa ». Una semplice frase, ma con un significato davvero potente che vedrà la sua evoluzione nei prossimi mesi. Ora, viene spontaneo domandarsi come la moda abbia risposto alla guerra in Ucraina. C’è chi come Giorgio Armani ha scelto il silenzio e chi come Demna Gvsalia – direttore creativo di Balenciaga – ha optato la voce.

Il sostegno all’Ucraina

In queste settimane una buona parte della popolazione ha sperato in un annullamento delle sfilate delle nuove collezioni autunno inverno 22-23 che hanno interessato parte delle ultime settimane di questo mese e di quello precedente.

Con una lettera a cuore aperto, lo stilista georgiano Demna – il modo in cui vuole essere chiamato, un po’ come Ye – ha raccontato la sua storia da rifugiato di guerra e il motivo che lo ha spinto a non cancellare la sfilata dal calendario ufficiale di Parigi.

La Guerra in Ucraina ha innescato il dolore per un mio trauma del passato risalente al 1993, quando la stessa cosa è successa nel mio paese d’origine e sono diventato per sempre un rifugiato. Per sempre, perché è qualcosa che rimane sempre con te. La paura, la disperazione, capire che nessuno ti vuole. Ma ho anche capito che ciò che importa veramente nella vita, le cose più importanti, tipo la vita stessa e la compassione e l’amore umano. È per questo che lavorare a questa sfilata questa settimana è stato molto difficile. Perché in un momento come questo, la moda perde la sua rilevanza e il suo diritto di esistere. La settimana della moda sembra quasi una assurdità. Ho pensato per un attimo di cancellare la sfilata a cui io e il mio team abbiamo duramente lavorato. Ma poi ho capito che cancellarla avrebbe voluto dire arrendersi, arrendersi al male che mi ha già fatto soffrire per quasi 30 anni. Ho deciso che non posso più sacrificare parti di me in nome dell’ago senza cuore, senza senso, della guerra. Questa sfilata non ha bisogno di spiegazioni. È dedicata alla resistenza, al non avere paura e alla vittoria dell’amore e della pace .

Demna Gvsalia

La collezione autunno inverno 22-23 di Balenciaga ha visto sfilare le modelle all’interno di uno spazio circolare delimitato da de una lastra di vetro, al cui interno vi è una bufera di neve artificiale – in riferimento ai danni causati all’ambiente ed al clima – che ha ostacolato il loro passo o la loro fuga.

La sfilata di Balenciaga in sostegno all'Ucraina.
Credit: balenciaga / Instagram

Le borse di Balenciaga, infatti, sono diventate dei sacchi della spazzatura riempiti alla rinfusa con dei vestiti e beni di prima necessità.

La sfilata di Balenciaga in sostegno all'Ucraina e la lettera di Demna Gvsalia.
Credit: vogue runway / Instagram

Il pubblico non può far a meno di assistere inerme alla sfilata, seduto in uno spazio senza buio e ricco di bandiere gialle e blu dell’Ucraina.

La sfilata di Balenciaga in sostegno all'Ucraina e la lettera di Demna Gvsalia.
Credit: demnagram / Instagram

Lo stilista Olivier Rousteing – direttore creativo di Balmain – ha commentato la collezione del brand parigino ricca di armature e presentata qualche giorno prima di quella di Balenciaga, affermando che: « Questi capi non sono stati progettati come una risposta diretta alla recente orribile invasione dei nostri vicini e non oserei pensare di paragonare la sofferenza che stanno attraversando in questo momento con i problemi che ho avuto io sui social media. Eppure, mentre leggevamo le ultime notizie, io e il mio team abbiamo tenuto a mente il messaggio: uniti nella solidarietà, possiamo contare sul potere della speranza e della verità per respingere l’odio, le bugie e l’aggressione ».

Olivier Rousteing ed il sostegno all'Ucraina.
Credit: vogue runway

Molte modelle, come le sorelle Hadid, hanno deciso di devolvere i guadagni delle sfilate dell’ultimo mese alla popolazione dell’Ucraina ( nel caso di quest’ultime anche a quella palestinese).

Lo stilista Christian Siriano ha realizzato un abito giallo e blu che verrà venduto al miglior acquirente. I soldi raccolti verranno donati in aiuto alla popolazione ucraina.

Christian Siriano ha realizzato un vestito giallo e blu per sostenere con una donazione l'Ucraina.
Credit: csiriano / Instagram

Il mondo della moda non è rimasto fermo a guardare, perché gli abiti creati dagli stilisti non sono concepiti ed ideati per essere fini a se stessi, bensì strettamente connessi alla realtà.

Le donazioni delle case di moda

Gruppo LVMH

Ha devoluto 5 milioni di euro al Comitato Internazionale della Croce Rossa.

Louis Vuitton (gruppo LVMH)

Ha donato 1 milione di euro all’Unicef.

Chanel

Ha messo a disposizione 2 milioni di euro alle associazioni Care e UNHCR ed ha chiuso in maniera temporanea tutte le boutique in Russia e il suo e-commerce.

Gruppo Armani

Ha donato 500 mila euro all’UNHCR e capi di prima necessità alla popolazione ucraina.

Gucci (gruppo Kering)

Ha devoluto 500 mila euro grazie alla campagna Chime for Change organizzata dal brand all’UNHCR.

Versace (Capri Holdings)

Ha scelto di sostenere con una donazione il World Food Programme.

Gruppo Prada

Ha offerto una donazione all’associazione UNHCR.

Valentino

Ha donato 500 mila euro all’UNHCR.

Burberry

Ha offerto il suo sostegno alla croce rossa britannica.

Balenciaga (gruppo Kering)

Ha voluto aiutare il World Food Programme.

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