La moda, questa nostra sconosciuta

Il dietro le quinte di un brand artigianale!

Come nasce un brand artigianale

Mariida, un brand artigianale che parla di moda consapevole


The Little Vain

Oggi voglio parlarvi di Mariida, un progetto a quattro mani di Valentina Di Cesare -classe 1989- e Veronica Di Cesare -classe 1993. Due ragazze, che sono state tra le prime persone ad accorgersi dell’esistenza di questo mio spazio dedicato alla moda. ‘Ciao Francesca! Che bello incontrare persone con le nostre stesse passioni! Noi siamo Valentina e Veronica, due sorelle e socie a tempo pieno nel mondo della moda. Piacere di conoscerti! E complimenti per il tuo blog!’. È così che voglio presentarvele, con le loro stesse parole di un messaggio risalente al maggio 2021. Ora, a quasi due anni di stanza, siamo riuscite a conoscerci in modalità da remoto. Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con un po’ di difficoltà di connessione. La loro storia può essere uno stimolo per tutti coloro che sognano di buttarsi in quest’avventura, ma non hanno il coraggio di farlo.

Mariida, un brand artigianle basato su un progetto di riciclo e con lo scopo di rendere le persone consapevoli dei loro acquisti.
Credit: MARIIDA

Com’è nato Mariida e perché avete scelto questo nome?

Valentina: Mariida è un progetto che è nato un po’ dalla casualità. Abbiamo cominciato a maturare questa idea nel 2020, l’anno della pandemia. È stato un periodo in cui tutti abbiamo rallentato i ritmi e in qualche modo ridisegnato delle nostre abitudini. Entrambe abbiamo sentito l’esigenza di ritrovare il nostro equilibrio psicofisico, il nostro benessere e abbiamo cominciato questo percorso personale, cercando di capire quali potessero essere i modi per intraprendere questo viaggio. Abbiamo cominciato cambiando delle piccole abitudini, e passo dopo passo alla fine è nato il progetto. Mariida parte dalla consapevolezza che il benessere non è un obbiettivo da raggiungere, ma uno stile di vita che va coltivato tutti i giorni, da quello che scegliamo da acquistare, da quello che mangiamo e dalle abitudini che adottiamo ogni giorno della vita. Mariida è per il momento uno spazio digitale in cui cerchiamo di raccogliere tutti gli strumenti che possono aiutare tutte le persone come noi, che vogliono imparare a coltivare il benessere tutti i giorni. Tutto ciò viene fatto sia con i nostri accessori, con il nostro blog e il lavoro che facciamo con Instagram. Mariida è nata in questo modo. Ad oggi abbiamo una buona base per ampliare la nostra offerta e il nostro obbiettivo futuro è far atterrare le persone su Mariida e far trovare loro una piattaforma di prodotti e informazione legati al benessere quotidiano. Questo è il nostro obbiettivo nel lungo termine.

Veronica: Il nome racchiude un po’ il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro. Mariida è la fusione di Maria e Ida, i nomi delle nostre due nonne. Si tratta di omaggio famigliare e ai valori che ci hanno trasmesso e che noi vorremo portare avanti con il nostro progetto. Il logo di Mariida, inoltre, si racchiude il simbolo di pausa. Quest’ultimo rappresenta un invito a ritagliarsi una pausa e imparare a dedicarsi del tempo. La pausa è l’elemento fondante del nostro progetto.

Come si crea un brand artigianle da zero
Credit: MARIIDA

Cosa vi ha spinto a dar vita a questo progetto?

Valentina: Il fatto di essere entrambe in un momento storico e personale in cui ci sentivamo sopraffatte dalla qualità della vita legata a quanto il lavoro assorbiva dal nostro tempo e dalle nostre energie. Non avevano più quello spirito che inizialmente ci aveva fatto iniziare le nostre carriere. Questo abbinato a un periodo di riflessione ci ha unite di più, perché prima della pandemia non ci frequentavamo moltissimo. Veronica è stata in giro tra Europa e mondo per un anno e mezzo e io ero sempre presa dal lavoro. La pandemia ci ha permesso di ritrovarci e dalla nostra debolezza abbiamo preso coraggio assieme. Quando si ha a fianco una persona si è più forti. Mariida per il futuro vuole essere anche uno spazio di collaborazione. Fare squadra è fondamentale per portare un’offerta migliore e completa ai propri utenti. Quando si decide di mollare tutto e dedicarsi a un progetto bisogna avere la convinzione di quello che si fa e avere un compagno con cui condividerlo rende tutto meno difficile. Ci siamo buttate in momento in cui sfortunatamente non eravamo felici e fortunatamente ci siamo ritrovate.

Veronica: Secondo me abbiamo trovato quel coraggio grazie al percorso e alle esperienze complementari che abbiamo avuto prima di Mariida. Questi due mondi ed esperienze diverse hanno trovato un punto di fusione con il nostro progetto.

Come si crea un brand artigianle da zero

Quali sono stati i problemi principali che avete dovuto affrontare per creare il vostro brand da zero?

Valentina: Penso che sia una risposta scontata, ma la burocrazia dal punto di vista del mare magnum di informazione a cui bisogna far fronte all’inizio. Qui mi sento di spezzare una lancia a favore di chi vuole lanciare un proprio progetto: è fondamentale trovare delle persone di cui potersi fidare. I tempi della burocrazia sono davvero molto lunghi e a noi è successo di non poter lanciare un progetto di Mariida proprio per motivi burocratici. Questo errore ci è costato, in quanto ha occupato settimane di lavoro che poi sono sfumate. Per il momento è ancora in pausa.

Veronica: Il nostro è un business digitale, quindi anche in termini burocratici. Il digitale è ancora una novità in Italia e ha delle regole un po’ diverse. Per questo avere una persona che ti sappia guidare nel digitale è molto importante. A ciò aggiungerei il problema produttivo legato alle aziende tessili italiane, che molto spesso non sono aperte alle giovani realtà, perché hanno una struttura molto rigida anche nei minimi di produzione. Per delle realtà come noi non è neanche più sostenibile economicamente e rischiamo un prodotto invenduto. È molto difficile trovare le giuste aziende che possano aiutare e collaborare con brand artigianale come Mariida.

Perché avete scelto di partire con dagli scrunchies?

Valentina: Nella nostra newsletter abbiamo raccontato alla piccola community un piccolo incidente di percorso legato a ciò, perché noi in realtà volevamo lanciare il nostro brand con una trousse. Alla fine è uscita proprio questo mese. Per noi la trousse rappresenta l’alleato che raccoglie un po’ tutto. Abbiamo rimandato la trousse perché avevamo ottenuto un prototipo di un prodotto troppo costoso da acquistare per un utente, mentre i minimi lo erano per noi. Dopo un periodo di disperazione abbiamo cercato di migliorare questa cosa e nell’attesa di trovare questo connubio siamo partite con uno dei prodotti che avremmo comunque lanciare in futuro. Durante il lancio degli scrunchies abbiamo trovato la quadra e aperto quello che poi è stato ciò che ha dato vita a tutto, ovvero il progetto del nostro outlet dei prodotti riciclati. La trousse, però, sarebbe stato per noi il primo prodotto. Ma non volevamo scendere a compromessi, perché quella che ora siamo riuscite a lanciare non è la classica trousse da fast fashion. Tuttavia, da quel fallimento è nato uno dei pilastri fondamentali di Mariida: il progetto di riciclo.

Veronica: Con gli scrunchies eravamo riuscite a fare un buon lavoro di ricerca dei materiali, perché avevamo combinato un semplice accessorio con dei materiali che non sempre, anzi difficilmente, si trovano abbinati a questo tipo di accessorio. Abbiamo cercato dei materiali come l’ortica e il bambù. Abbiamo fatto un’attentissima ricerca di qualità di tessuti che dovevano essere responsabili e a basso impatto ambientale. E alla fine ci siamo riuscite.

Come si crea un brand artigianle da zero
Credit: MARIIDA

È difficile per un brand artigianale competere con le altre realtà fast fashion che realizzano gli stessi prodotti?

Veronica: Secondo me no. Ci sarà sempre una nicchia che apprezza quei brand che mettono dei valori dietro ai propri prodotti. Penso che questa nicchia stia diventando la maggioranza. La forza di un brand artigianale come il nostro sta proprio in questo. Noi ci mettiamo la faccia, la nostra persona e raccontiamo personalmente il nostro progetto e come nasce ogni nostro prodotto. Ci sarà sempre un gruppo di persone che si affezionerà al grande impegno che mettiamo dietro ai nostri prodotti. Le persone riconoscono il valore e magari sono disposte a spendere anche quel qualcosa in più.

Valentina: Sono due mondi diversi. Chi ama il fast fashion non acquisterà un prodotto come il nostro e viceversa. Quando apri un brand sai già che non puoi piacere a tutti, proprio come accadde nella vita di tutti i giorni. Un altro consiglio per chi vuole aprire una propria realtà è domandarsi a chi si vuole parlare. Le persone sposano i valori del brand e solo successivamente acquistano i suoi prodotti. Il numero di persone che riflette su ciò è sempre più in crescita. Il nostro blog è nato proprio per lo scopo di avvicinare le persone a questi concetti. A me piace parlare di consapevolezza più che di sostenibilità, perché è la consapevolezza che ti porta a scegliere quale strada intraprendere.

Come scegliete le materie prime da usare per i vostri prodotti e al tempo stesso trarre un profitto?

Veronica: Noi lavoriamo con degli scarti di produzione che sono destinati al macero e collaboriamo con diverse aziende tessili italiane, artigiani e sartorie. Ritiriamo tutti gli scarti che loro considerano un rifiuto e li riutilizziamo per fare i nostri accessori.. Oltre ai tessuti recuperiamo anche le zip e tutti gli altri materiali che possono esserci utili. Questi sono poi catalogati e sistemati, perché a volte sono molto rovinati. Noi cerchiamo sempre di supplire a questa piccola mancanza attraverso un piccolo dettaglio che mettiamo sempre in tutti i nostri pack con il test di bruciatura. Nel momento in cui un utente acquista un prodotto che arriva dal nostro Outlet noi inseriamo un pezzetto di tessuto che le persone hanno la possibilità di bruciare, perché attraverso la combustione riescono a capire di che fibra si tratta. È uno strumento che diamo alle persone per essere consapevoli di ciò che hanno comprato.

Valentina: I materiali che selezioniamo sono funzionali a ciò che dobbiamo realizzare. Le difficoltà iniziali sono state fondamentali per capire il tutto, in quanto avremmo rischiato metri di invenduto su prodotti che non avevamo ancora testato sul mercato e di perdere i soldi investiti. Gli scarti delle grandi aziende ci hanno permesso di creare una filiera molto più sostenibile e che dà valore al sistema. Questo alimenta la nostra creatività e ci porta a rinnovarci giorno per giorno. Collaborare con gli artigiani ci permette di essere più competitive rispetto al prezzo medio del fast fashion, perché lo scarto è regalato e non ricade sul prezzo di vendita. Non è neanche un anno che lavoriamo a ciò e speriamo di riuscire a migliorare l’Outlet 2.0, ovvero un posto per dare una seconda vita ai tessuti e a zero scarti.

Come si crea un brand artigianle da zero
Credit: MARIIDA

Qual è stata la vostra soddisfazione più grande?

Veronica: Sicuramente l’Outlet 2.0, perché non è stato un progetto semplice da tirare su e nel momento in cui siamo riuscite è stato meraviglioso. Aver trovato l’incastro giusto, dopo aver fallito con la trousse, per riuscire a sviluppare tutti i prodotti che avevamo in mente e mantenere una certa sostenibilità sia in termini produttivi che economici è stata veramente la soddisfazione più grande, perché ci ha permesso di aprire uno circolo virtuoso molto ampio in grado di esplorare settori diversi da quello dei tessuti. Piccolo spoiler: parliamo anche di pelletteria. Con la tappezzeria e gli scarti dei divani, infatti, siamo riuscite a recuperare pelli per ampliare la nostra offerta.

Valentina: Anche se è scontato: il primo ordine e chiudere il primo anno in pari e non in perdita, il primo prodotto lanciato, il primo pacco spedito. Potrei continuare, però, poi divento romanticona. Sono le piccole cose che sommate creano una grande soddisfazione. Mariida esiste da poco e la strada è ancora lunga, quindi il meglio dovrà ancora arrivare! Alzarci la mattina e sapere tutti i giorni che quello che facciamo ci rende felici appaga tutta la nostra stanchezza.

Cosa consigliereste a chi vuole lanciare un brand artigianale simile al vostro?

Veronica: In primis di circondarsi delle persone giuste. A livello burocratico questo è molto importante. SI deve avere una strategia a lungo termine che deve guardare ai due o cinque anni futuri. Ci vuole poco a perdere il focus.

Valentina: Di avere un obiettivo concreto e tangibile. Fare a ritroso gli step che ti permetteranno di raggiungerlo è fondamentale per capire se il progetto è sostenibile e realizzabile. Questo è come una bussola e non ti fa perdere quando arriveranno i momenti negativi perché si sa, arriveranno. Ci vuole ambizione. E se come noi parti con le tue forze ci vuole pazienza e determinazione. Io ho sempre saputo che sarebbe stato un percorso duro, ma non immaginavo così tanto. Un giusto mindset, un buon commercialista e una strategia sono la formula perfetta.

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